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17/04/2011 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ CULTURA ] LA MISURA DI SIMON ( da "Il Secolo" del 15/04/2011 PAG. 14 )
E’ opportuno a mio avviso ricordare Simon Weil, per condurre una riflessione sul processo filosofico della spiritualità che nel secolo scorso è stato caratterizzato da una precisa, seppur lenta, evoluzione. Il motivo trovasi nell’essere Simon Weil capostipite di un pensiero eclettico, sviluppatosi intorno al dopoguerra, che cercava un punto di congiungimento tra politica e filosofia, per giungere a quello tra libertà e conservazione.
La sua vita la dice tutta: da ebrea si volle avvicinare e addentrare nella cultura della civiltà cattolica, a tal punto da voler sperimentare sulla propria pelle la realtà, andando a lavorare in una delle tante fabbriche, attrici nella storia della questione sociale novecentesca. Nel secolo scorso tutto, sulla carta, era influenzato da questioni socioeconomiche che si alteravano repentinamente in funzione dell’industrializzazione e della tecnologia, dal punto di vista umano, con conseguenze dirette nella politica.
Simon, che aveva inizialmente sposato il sindacalismo rivoluzionario, scoprirà alla fine che una vera trasformazione dell’individuo, si può avere solo nel suo approccio spirituale alle cose: fu così militante del pensiero religioso-anarchico, due realtà inconciliabili solo dal punto di vista morale, che si andava sciogliendo proprio nelle realtà sconsiderata, del terziario produttivo delle prime catene di montaggio. Ella si rendeva parimenti conto che il condizionamento dello spirito, non poteva essere in accordo con lo stalinismo, come amava discuterne anche con un suo ospite di eccezione: Trotzkij.
Le sue idee coraggiose ma leali, vicine non occasionalmente al pensiero più intimo degli intellettuali sensibili, la portarono all’esilio tra l’America e poi l’amata Londra. Simon Weil resta rappresentativa di un pensiero realistico, che prima di calzare un colore od un altro, analizza le prospettive dimensionali del cammino umano: la sua grande considerazione, nel firmamento della sua produzione, fu l’osservare che per l’essere si preparava un futuro nel quale nulla sarebbe stato a sua misura, realizzando o qualcosa di troppo stretto, che finisce per opprimere, o qualcosa di troppo largo, nel quale l’uomo perde se stesso e le proprie certezze.
Oggi nel riscontrare i denunciati vuoti della cultura e della dimensione umana nel nuovo secolo, tali letture possono essere oltremodo interessanti e utili .

BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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