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04/07/2005 CULTURA  
Bruno Russo- IL LIBRO IN CRISI
Trovo nell'analisi fatta su molti quotidiani, che hanno affrontato in questi ultimi anni l'argomento, considerazioni interessanti che unite a ciò che io posso appurare dalla esperienza, portano ad un'unica allarmante verità: nell'epoca della crisi della cultura il primo mezzo a pagarne le conseguenze,in Italia, è il libro...ma è una conseguenza oppure si tratta di causa? Leggere un libro, magari riscoprendo quella stessa lettura fatta a scuola, quando non ci andava di studiare e sentivamo ogni compito letterario da portare a termine come una spada di Damocle, è una cosa che nonostante le molteplici tematiche attuali, che andrebbero analizzate tutte nella loro essenza di base, non sta portando a niente di costruttivo. Se allora il 58% dei lettori dichiara di preferire l'estate come stagione per dedicare un pò di tempo ai libri, è pure vero che questo accade anche per le altre nazioni , dove la diffusione del libro è anche in crescita rispetto al nostro paese. L'evidenza che va analizzata, per capire al fondo il problema, si può trovare camminando lungo una qualsiasi spiaggia della nostra penisola, sbirciando sotto gli ombrelloni o sopra gli asciugamani, per osservare che la maggior parte dei libri posseduti dai turisti stranieri sono dei veri e propri mattoni, non come contenuti - o almeno non solo - ma come spessore; mentre i volumi che gli italiani si godono sotto la calura estiva, sono sottili e per lo più contengono argomenti frivoli, addirittura facilmente sostituiti da vari settimanali mondani che riportano questa o quella conquista dei vip, o le sortite nelle cose del nostro Presidente del Consiglio. Questo accade perchè la cultura massificatrice del novecento, basata sulla quadratura di temi e scrittori su pochi obiettivi mirati, ha portato a saturazione il mercato della editoria, senza conferire a questo contenuti di qualità riportabili ai classici, oppure a quei best-seller di spessore fisico non indifferente. Tutto, in questo ambiente nasce male, o anonimo, oppure addirittura non nasce per niente-. Basta vedere quanti giovani scrittori esistono in Italia e quanti trovano le porte chiuse, nel momento in cui devono in qualche modo pubblicare l'opera, preferendo talvolta andare all'estero ed avere lì fortuna. Non di rado succede poi, che dopo che l' opera ha avuto successo altrove, viene diffusa in Italia da quelle case editrici che si sentono più cautelate nella loro attività di presentazione e diffusione al pubblico. Le stesse case, in Italia, consigliano ai giovani autori di non sperare troppo di vedere la loro opera facilmente pubblicata, nonchè di presentare opere che non superino le 150 pagine e che non contengano argomenti molto difficili da digerire. Le case editrici vogliono investire in cose semplici e facilmente gestibili. A me sembra che in Italia la logica del 'meglio l'uovo oggi che la gallina domani' stia imperversando un pò troppo, forse perchè proprio 'quella' cultura massificatrice ha inteso con questo metodo garantire la crescita del paese, rischiando però solo di inquinare il processo intellettivo dei giovani che si trovano a procedere ed assimilare con gli stessi ritmi scadenti, per niente completi come ricchezza, senza una critica poliedrica e completa. Il risultato e quello che appare evidente agli occhi di tutti e che toglie qualità non solo al prodotto, ma alla sostanza di ogni iniziativa di acculturamento, che preferisce lo spicciolo massificatore alla perla, giungendo ad uno spirito bibliografico che piace solo a pochi .


Bruno Russo

Fonte: Bruno Russo
 

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