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13/11/2006 CULTURA  
Bruno Russo- LA GIOSTRA ALL'INFINITO
Rimpianti, orgoglio, passione... Ad ogni tocco mi sovvieni dal contorno
ritorto a divenir al giudizio dell'eterno e ti avvicini e t'allontani, come
il colore della giostra, nel buio dei miei occhi. Da lontano una musica e
lo zucchero a velo che vi si sovrappone; un cielo terso senza nuvole, nè
troppo caldo, nè troppo fresco. Pensieri, pensieri, troppi pensieri.
Cavalli di una giostra impazzita che ricompone il cerchio ogni giorno, ad
ogni mostra di ardue sentenze che ci poniamo. Pensare fa male, fa male
anche pensare nel bene; si diventa fragili, deboli, pronti alla
trasformazione nel mostro, nell'animale che dorme in ognuno di noi. La
giostra della vita ruota all'infinito, non la potrai fermare, neanche con
una grande esplosione; nè la potrai rallentare, perchè il tempo se si
ferma, dopo corre di più, per recuperare gli spazi perduti e le stanze
dismesse. Come una tortura ripassi dopo due istanti, sopra al più bel
cavallino che odorasti di notte, per vedere se c'era, se ti avevano illusa.
Sei là, con un sorriso che appartiene ad un mondo diverso, che troppo
presto ti hanno imposto di spegnere o di farlo ardere, altrove, comunque
lontano da me. Il cavallino da lontano sembra fare parte di te, girarsi
anch'egli per vedere se ci sei, se stavi ricomponendo quel viaggio
all'infinito, nel quale io vorrei ritrovare tutta la magia che si è tolta,
da questo incantesimo imperfetto, da questo mondo malfatto che qualcuno ha
voluto, a ragione, così. Sono solo un piccolo essere, una formica tra
tante, un omino tra miliardi di omini tutti eguali, calpestabili,
eliminabili, che devono agire nello stesso modo se non vogliono compiere
cicli diversi e più faticosi, se non vogliono uscire dalla giostra della
vita e restare soli, a ricomporre il mantello delle risate che non ci sono
mai state. Un secondo e ritorni, hai girato l'angolo e sei di nuovo al mio
passo. Io ti seguo mentre tu sorridi sopra al cavalluccio di ferro, che ti
sorregge coin tutta la forza di una realtà inanimata, senza essenza, senza
ricordi, ma con tutto quello che dovremmo avere per compiere il lavoro
dovuto. Mi sorridi ed io ti guardo, un sogno all'infinito come
un'immaginaria giostra di pensieri che hanno dato la giustificazione alla
mia presenza in questo mondo, pur privandomi il diletto. La musica non si
fermerà mai, neanche quando sarai grande, quando sarai capace di fare del
male e non sentirlo più, quando ti chiederai perchè e a differenza del
passato non avrai una risposta certa. Avrai forse un giorno bisogno di
questo domatore di leoni, che come onde impazziscono nella mia testa e mi
privano del senso migliore delle cose, perchè come tanti, non ci sto più.
La vita certe volte è come un deserto senza anime o come una giostra che
impazzisce per la sua metodicità, per la lentezza con la quale si gira
intorno alle cose e la voracità con la quale non ti accorgi nenache, di
quei piccoli istanti nei quali essa si era fermata. Non si scende mai da
quei cavalli, nei pensieri, forse farebbe bene ma è meglio così, perchè la
mia anima si allena a queste immagini, per poterti tenere almeno presente
nella mia di questa vita, l'unica occasione che ho avuto, dicono, per
vederti. Spero che la giostra continui anche quando intorno a me ci sarà
solo il buio, quando le parole non saranno più le mie nè di quelle persone,
che ti hanno detto più volte di come devi fare. Vorrei poterti afferrare
con tutta la forza dell'amore e darti la gioia vera che si da
all'innocenza, che non conosce il male perchè non è dato di doverlo
conoscere, perchè si deve affrontare ogni giorno con un sorriso che nasce
solo dalla convinzione che sia tutto un gioco, altrimenti diventa tutto
serio ed io inizio a soffrire perchè su questa giostra ci sei tu, e ogni
volta che passi accanto e ti allontani mi ricordi i miei giorni passati e
l'ultimo che ti ho accolta felice. Sono un ombra che vuole uscire dalla
galera della vita, le cui interninabili ossa le ha stabilite il vento, come
il rumore che mi attanaglia le finestre d'inverno e mi ricorda la mia
giostra, la mia infanzia distorta dalle gelosie e dalle possessività. Come
una formica aspetto di essere calpestato da qualcosa o qualcuno più grande
di me e intanto mangio, dormo, mi vesto, mi guardo allo specchio, mi
riscaldo il caffè, alzo la tapparella, mi affaccio, guardo la strada,
chiudo le porte, aggiusto un quadro storto che nessuno potrà mai ricomporre
perchè esso è stato il mio destino, il mio danno. Qulacuno dice che debbo
aspettare il giorno che verrai da me. Io preferisco non aspettarlo, perchè
vorrà dire che quel giorno starai veramente tanto, ma tanto male. Vorrei
concludere questa lettera da porre nella bottiglia di un vuoto spinto
dall'aria, in un mare distratto che possa raccoglierla e fartela recapitare
al più pesto: c'è un mondo, lo so, dove la giostra esiste ed io ti aspetto
la, nell'unico posto dove vederti comparire e scomparire, tornare e
scappare, con una sola certezza: pochi metri ti dividono da me.

Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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