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20/07/2006 CULTURA  
Bruno Russo- LE FUNCTION DE EGALITE'
Due storici francesi contemporanei a confronto: Max Gallo e Francois Furet ( nella foto ), la scena è il pantano parigino delle proteste alla legge sulla prima occupazione, la musica è costituita da due motivi: all’inizio c’è la marsigliese mentre alla fine un motivo new-age, il riferimento storico spazia ovviamente dalla rivoluzione francese. fino alla globalizzazione. Nessuna presentazione o affresco personale di uno dei due pensatori, fatto magari di fatti personali con luci variopinte e messaggi mirati. Il pensiero di M. Gallo e F. Furet, fornisce semplicemente una facility, la chiave di lettura ‘storica’ per un ideale canale comunicativo: comprendere la storia per migliorare la qualità di vita dei giovani, partendo dal primo impiego ed evitando di fare ritorno, perché a corti di idee e volontà, alle ammuffite regole del lavoro flessibile, come pare si siano risolte le cose. La ‘verve’ di scrittore e uomo
politico classe ’32 di Max Gallo, è interessante per il potenziale storico che egli ha raccolto attraverso lo ‘studio della rivoluzione francese’. Le sue analisi forniscono un bandolo della matassa, spiegata al vento della persa ‘concorde francois’, che manteneva a stento l’immacolatezza politica di Chirac. Gallo, in realtà, ha tracciato il grafico della funzione di ‘egalitè’ con origine nella rivoluzione francese : la grandezza che esprime la capacità di applicare nel tempo i principi di uguaglianza
contenuti nel testo della costituzione giacobina. La ricostruzione non può non prescindere da Napoleone Bonaparte, oggetto della maggior parte delle biografie di M. Gallo: un despota che caratterizzò l’epilogo del periodo rivoluzionario francese formando un impero e distruggendo gran parte del classicismo per edificare una nuova arte e cultura, adoperando la funzione di ‘egalitè’ solo per sradicare vincoli teologici e sociali impiantati nel retroterra della cultura francese. Allo stesso modo
tale funzione è stata oltremodo sfruttata dalla sinistra europea che l’ha fatta sua nel proprio manifesto politico, fino alla formazione della Costituzione Europea, ove essa è stata annullata dalla funzione economica, diminuendo ancora il suo valore puntuale. Il processo in sintesi è il seguente: l’industrializzazione nasce in Europa e si diffonde a macchia d’olio. In Russia ha un corso più lento a causa della sua natura rurale difficile da sradicare ed alla sua geografia che richiede tempi lunghi
per completare un mutamento. La grande diffusione di manovalanza e materie prime a basso costo, porta molti operai ex agricoltori a divenire possidenti e a creare sempre nuovo lavoro, anche se fortemente tassato per sovvenzionare lo stato e le sue aziende. Lo stato socialista ha creato così delle premesse, le cui finalità erano contenute nel disegno comunista, definito utopistico proprio perché denso di ideali che non avevano ancora trovato una applicazione: in questo senso il capitale di Marx ha predetto l’avvicinamento della sinistra al capitalismo, attraverso
l’asservimento del lavoro all’economia dello stato. Il fenomeno di controversione descritto che ha coinvolto anche le sue premesse compresa la funzione di ‘egalitè’, ha determinato la frammentazione della sinistra e l’inizio di un infinito dibattito. Del resto, lo stesso Max Gallo, deputato socialista, ha definito Villepin e Chirac ‘leader incapaci’, nonché la sinistra ‘incapace di proporre modelli economici
innovativi, affini al modello USA, per efficienza e stabilità’. Ma in Francia, una nazione che non molla il protezionismo del suo DNA – vedi la questione degli accordi bancari europei - il dissenso non si arresta. Al centro del proscenio ragazzi dal volto disegnato o coperto, che rivendicando il diritto di essere unici proprietari, di un insolito destino chiamato futuro. Non è la legge sul primo impiego, la causa del problema, ma un’Europa poco politica e troppo economica, incapace di gestire la realtà con pretese differenti da quelle monetarie, in conseguenza dell’enorme
frammentazione tra cultura e politica, causata dal fenomeno della globalizzazione. Così in Europa come in altri paesi, questa frammentazione ha generato la guerra tra religione e economia, un processo che ha portato in quei paesi poveri e senza democrazia, l’insorgere dei fondamentalismi. I principi contenenti la funzione di ‘egalitè’ si sono ulteriormente ridotti. Un esempio che deve far riflettere, proviene dalla ‘Commissione sulla laicità’ che ha vietato in Francia ogni ostentazione religiosa, come il velo. Un’idea che solo dieci anni fa avrebbe fatto sorridere, viene applicata a sostegno della laicità : è l’ennesimo tentativo delle forze del materialismo storico in Europa, di contrastare il Cristianesimo per accrescere i poteri economici, un processo che per quanto detto ha portato parte della sinistra a non essere più riconosciuta. Per Max Gallo, infatti, la laicità non è una religione
e siamo daccordo, ma il principio che la scuola non deve consentire scelte predeterminate ma la sola ‘liberta’ di formarsi una coscienza civica e religiosa a partire da essa, non è condivisibile con lo stesso pensatore e filosofo francese. La famiglia è culla per la formazione della società, non si può assegnare tale compito alla scuola, la quale del resto non può fornire da sola la giustificazione di convinzioni religiose. Negando l’ostentazione dei simboli, il laicismo si comporta
come il fondamentalismo musulmano: abbattendo i simboli riferimento delle fedi altrui, dandosi cioè una valenza religiosa. La dottrina pedagogica, solidale al socialismo imperante nel secolo scorso, ha visto nella famiglia il primo ostacolo alla realizzazione economica dell’individuo; un po’ come il generale Corso, che distrusse il centro storico parigino per la sua nuova concezione di ‘urbe’. In questo
contesto presentato, la quasi totalità della sinistra non ha saputo gestire il suo stesso processo formativo e le conseguenze della globalizzazione. Infatti Max Gallo mette sullo stesso piano l’Islam radicale armato e l’America di Gorge W. Bush come se ogni ‘specificità locale’, diversa dalla globalizzazione, favorisca il disegno del terrore: invece è l’esatto contrario. La globalizzazione ha innescato un conflitto che invece di mettere di fronte a due eserciti, fa scontrare diverse componenti di medesime realtà, nel cosiddetto ‘scontro di Civiltà ‘. Viene alla luce così un mondo scomposto in più negatività, che si caratterizzano nello scontro tra religione e
politica, tra cultura e economia, tra Moschea e Stato: è l’involuzione finale, il minimo storico della funzione di ‘egalitè’, che dipinge una nuova povertà del mondo che la globalizzazione ha amplificato. Quest’aspetto è messo in maggiore evidenza dallo storico Francois Furet , anch’egli studioso della rivoluzione francese, che seguendo il motto di Edgra Quinte: “ Creiamo un’anima libera per rivoluzionare la Rivoluzione”, ha anticipato il tentativo di svincolare la Rivoluzione del 1789 dalla
Rivoluzione d’Ottobre, denunciando il cambiamento radicale avvenuto in Francia come strumento che l’assolutismo comunista ha adoperato poi per catturare il suo adepto. In sostanza, per concludere, due intellettuali, hanno dato lo spunto per osservare i fenomeni provenuti dalla globalizzazione che si condensano nella disgregazione dei poteri religiosi locali da quelli politici: perché alla base c’è un fenomeno unicamente economico e non politico. Così, i giovani francesi in
rivolta rifiutano le contraddizioni che nascono dall’analisi che ho presentato. L’ottica degli storici di fine ‘900 era influenzata dal comunismo perché esso si era appropriato della rivoluzione francese sfruttandone la sua potenzialità lessicali ed ideologiche più rilevanti: la funzione di ‘egalitè’ è sicuramente una di queste. In definitiva la globalizzazione può essere tranquillamente vista come la punta
dell’iceberg del socialismo statalista, che partendo da un’utopia legata al processo economico dell’era industriale da cui ha preso vita il comunismo, ha costruito sopra di esso la sua evoluzione e la sua ovvia involuzione.In un futuro non troppo lontano, i nemici della globalizzazione dovranno rivedere la loro militanza politica, perché a meno che la costituzione europea non venga modificata, di tutto si potranno dire meno che di sinistra. La presenza tra i no-global di frange estreme
non invalida l’asserto, ma al contrario, ne dimostra la validità: ogni fenomeno politico che nasce da una disgregazione imposta, contiene al suo interno sempre due ali estreme che si muovono per uno stesso obiettivo: recuperare la propria identità. Studiate la storia dell’etnia ebrea attraverso la letteratura Kafkiana e troverete l’esplicazione evidente delle mie parole. Nella disgregazione dei poteri forti c'è sempre un fenomeno in agguato che cercherà di prendere il sopravvento usando ogni mezzo. Il fenomeno è complesso ma occorre che ognuno si possa riappriopriare del verso corretto delle proprie ed altrui ideologie.

Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo
 

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