Ho raccolto troppi umori contrastanti nel tempo riguardo la capacità di
credere ancora in Dio e nelle sue Istituzioni come il matrimonio. Ho
preferito per questo, visto che sono un divorziato come tanti, non dire
mai 'sono cattolico' ma dire 'sono un aspirante cattolico visto che più che
esserlo io inseguo Dio'. Si, lo inseguo perchè non si può dire che una cosa
la si è conquistata, quando il lavoro pià difficile sta nel mantenerla tra
le proprie mani, così come non si può dire di essere cattolici al 30, 50 o
70 % come se stessimo scaricando una musica da Internet, soprattutto non si
può accettare di stare tra le fila di una mentalità cattolica che nel
momento in cui mi sono ritrovato solo perchè mia moglie mi aveva respinto,
invece di accogliermi mi ha essa stesso respinto, una seconda volta. Allora
preferisco coltivare quella sensazione che ho avuto da piccolo: che nelle
cose non dobbiamo mai portarci avanti ad esse come se ci misurassimo in
continuazione con la nostra capacità di adeguarci, ma occorre inseguirle
cercando di conquistarle ogni giorno con umiltà, perchè in questo mondo c'è
tanta gente osservante e ligia con i dettami della chiesa che al momento di
aiutare una persona in difficoltà se ne è fregata o si è limitata a recitare
delle regole sterili e senza senso. Mi hanno fatto credere che un matrimonio
è indissolubile, ma se lo fosse non esisterebbe il divorzio perchè ci si può
girare all'infinito intorno al pallone ma da solo non si muove: così ci
ritroviamo in un pianeta denso di macerie sentimentali, di fronte alle quali
le donne si trincerano nelle proprie convinzioni e non si ha più il coraggio
di uscire, di riproporsi, di rischiare ancora una volta e, soprattutto, di
darsi. Ho paura che sotto a queste macerie sentimentali, di bimbi ce ne sono
molti, perchè essi sono le prime vittime dei divorzi, a voglia di dire che
sono fatti per la loro integrità o per sottrarli alle liti. Il male minore
non esiste perchè non esiste neanche il bene minore. Ho avuto così la
spiacevole sensazione che nella Chiesa non si sia ancora capito che il
matrimonio è fatto anche di sentimenti, ho avuto anche lo spiacevole
risultato di constatare, parlando con più preti, che ognuno la pensa a modo
suo. C'è chi mi cacciava quasi, impedendomi la comunicazione eucaristica e
chi invece con una risatina ci passava sopra, ma io ero scontento lo stesso,
perchè la confusione non ha mai contraddistinto un ordine, neanche quello
religioso. Allora preferisco inseguire, percorrere a fatica una salita,
restando indietro a chi amo, sapendo che non lo potrò mai raggiungere e che
è meglio così. Chi ama veramente, forse, non dovrebbe mai essere
soddisfatto, perchè i sentimenti non si consumano come il cibo ma si
rafforzano con la sofferenza. Tutto questo mi da forza, perchè la fede credo
che sia l'unica gioia della vita, ma mi rattrista solo constatare che
qualcuno ci ha abituato troppo a non vedere integrate gioie e sofferenze,
male e bene, sesso e amore, AL POUNTO TALE CHE CERTE VOLTE RISULTA PIU'
FACILE SOFFRIRE COME ABITUDINE, E PIù DIFFICILE POSSEDERE UNA GIOIA: credo
che era anche questo che intendeva Papa Woityva quando scriveva ' non
abbiate paura', una frase che non scorderò mai perchè mentre inseguo è
l'unica che mi invita a non desistere.

Bruno Russo