Una metà, ahimè, dell’Italia, dopo l’elezione di Napolitano e l’insediamento del primo ex comunista della storia sul sommo colle italiano si interrogherà sul futuro del Paese, visto che un tesoro così grande la sinistra se lo sta spartendo come se il suo bottino fosse venuto attraverso una schiacciante vittoria. Ma il suo voler essere Presidente di tutti gli Italiani non ci assicura affatto perché se così fosse, nella sinistra si troverebbe subito qualcuno che riuscirebbe a sminuire la sua valenza istituzionale, specialmente attraverso lìambiguità che ha sempre contraddistinto colui che si appresta ad assumere il premierato. Cerchiamo di essere memori del fatto che già il 27 Maggio del 2004, l’editoriale del Finantial Times dichiarò che la presenza alla guida del governo Italiano di Prodi sarebbe stato un disastro, soprattutto per quanto riguardava il compito di fare entrare l’Italia assieme ai suoi conti precari nel pianeta dell’euro. Al professore è stato più volte imputato di non aver mostrato di possedere una sapiente visione politica delle cose, nonché l’attenzione per il dettaglio ed il particolare che distingue l’uomo qualunque da uno che è ingegnere dei propri compiti istituzionali. La capacità comunicativa del professore era un altro punto ‘dolens’ per il Financial: praticamente assente, forse anche per quel tono dimesso e silente, che contraddistingue molti moderati che non sanno prendere reale posizione. Come europeista, Prodi e compagni hanno poi mostrato una propensione a non rispettare completamente l’anima dei trattati europei
in corso. Prima venivano fortemente corteggiate le Commissioni Europee, per poi completamente ignorarle quando si trattava di fare campagna elettorale. In tutto questo ambito il buonismo di un Presidente della Repubblica come Napoletano conta poco, perché se il modo di fare politica è quello con il quale l’Unione modella l’attuale sistema di governo al nascere, asservito solo agli interessi del grappolo dei partiti, siamo proprio fritti. Il potere rosso si configura non con l’alta definizione di un esecutivo con in groppa un destriero forte ed efficace, ma con lo strapotere dei partiti. Se non è un inizio di rimpianto del CdL, per l’altra metà dell’Italia, ci stiamo
molto vicino perché il centrosinistra non è adatto alla dinamismo della
società alla quale il precedente governo si era adeguato bene: le stime
estere lo dimostrano.

Bruno Russo