Bruno Russo- CIME IN PECTORE ( Da 'Il Secolo' del 24/04/06 pag. 14 )
Bertinotti non è Hamas e su questo non ci piove, ma è innegabile che le
vittorie della sinistra nel mondo, ormai non possono prescindere dall’accordo con la sua parte più estrema che non ha mai nascosto le simpatie per le fazioni affini al terrorismo. Anche Fassino se ne accorge se in una lettera a Prodi dichiara che la candidatura di Rifondazione è una impasse che potrebbe esporre l’Unione a pericolose divisioni. Ma cosa si aspettavano i signori Ds, che hanno sempre lavorato con schemi fini a se stessi, che Bertinotti se ne sarebbe stato a guardare? Il primato per la presidenza alla camera è una lotta ben più pericolosa, tra le due anime della sinistra che da sempre l’hanno resa inefficace: quella statalista e quella populista. E’ un’ulteriore dimostrazione che gli accordi si dovevano fare senza pensare alle conseguenze; l’unica cosa importante era costruire un fronte enorme dando in pasto agli scontenti di sempre, un premier che doveva fare al più presto le valigie. Ma da Zapatero a Prodi il tragitto è chiaro: ora il nostro governo piace tanto ad Hamas e un po’ di meno a Bush! La cosa non può rendere tranquilli a meno che non si pensi che il miglior modo per sconfiggere un nemico sia di allearsi con questo, ma non mi sembra sia il caso. Ora tutta la sinistra si interroga se c’è una ragione per discriminare la sinistra radicale, quella che in Italia, al di là del dolce discorrere di Fausto Bertinotti, si è alimentata con i centri sociali più violenti, con i gruppi terroristici filo-palestinesi, con le frangie più violente dei gruppi insurrezionalisti anarchici. Ma, ancora una volta, la vera politica della pace è a destra: essa non si alimenterà mai con ipocrisia o con facili deduzioni; sarà sempre la conseguenza di mettere davanti a tutto la necessità che basta non separarsi mai.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
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