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11/03/2009 ARTICOLI  
Bruno Russo- BIENTE SESSO SIAMO CARCERATI ( da 'Il ROMA' del 22/03/09 PAG. 22 )
NIENTE SESSO SIAMO DETENUTI
La cronaca è piena di eventi criminosi che hanno come elemento comune il sesso, esercitato a scopo libidinoso e talvolta anche determinante per l’elemento omicida, che porta a sgominare intere famiglie. Gelosie, sensi di colpa e repressioni giovanili sarebbero base di un vero e proprio raptus, come lo hanno definito alcuni psicologi, che porta a sopprimere la persona che si ha vicino per una totale impossibilità, scoppiata all’improvviso, di condividerne le seppur minime scelte e sbalzi del carattere. Ancora una volta la giustizia sembra impreparata su temi che passano facilmente dalla giurisprudenza all’etica, e spesso finisce per colpire in basso. La giustizia non è un elemento meccanico che si tira fuori al momento giusto per variare un regime di moto, ma è essa stessa l’elemento di controllo attivo che dovrebbe pertando dirigere la sua scure verso il crimine che non si può conoscere prima, verso l’imprevisto e le cause sociali che stanno alla base. La vicenda del dodicenne stuprato dal pedofilo cinquantenne dimostra che un tale controllo è mancato, in quanto i suoi precedenti parlavano chiaro: tre anni fa aveva violentato una bimba che ha continuato ad essere sua possibile preda. Resta la sensazione che il controllo sia più facile attuarlo su chi è già controllabile, come l’ultima sentenza della cassazione che cancella la possibilità di fare sesso con la propria moglie, ai detenuti ritenuti pericolosi. La motivazione è ancora più interessante, in quanto la limitazione costituirebbe l’unico argano di contenimento ad una pericolosità ancora esistente. La cosa è successa a Padova, località lontana da Napoli, ma resta la sensazione che la giustizia non abbia il senso e il polso di quello che accade per la strada, ove le persone che vivono al margine di essa, come anziani, extracomunitari non integrati e pericolosità comuni, non sono controllabili nella loro labilità sessuale. Meglio farlo con i detenuti, che nella loro possibilità di redenzione e recupero, devono perdere il diritto all’intimità che non è assolutamente trascurabile. Mettiamo assieme minigonne e trascuratezza ritenendo che siano due mondi che non si attraggono, senza pensare che invece avviene proprio il contrario. La legge dovrebbe tutelare il cittadino con un codice, che rappresenta non l’unica hit della cassazione , ma la certezza di quel diritto tante volte richiamato, al punto tale che è diventato una ilarità, come detto anche da Benigni che ha recentemente sentenziato a Sanremo “ ma quale certezza della pena, gli italiani hanno bisogno della certezza del pane “. Molti hanno riso ma io no, perché mettere assieme inefficienze ataviche, e tristezze sociali, non è accettabile. Si è perso il senso della cosa, la sua tangibilità e, forse, se non avevano un governo che cerca con notevoli difficoltà di riprendere le redini del codice, non so a che punto ci troveremmo. Alcuni detenuti in galera, o almeno quei pochi che riescono a trattenersi, potranno essere anche pericolosi, ma contando che le statistiche parlano di una maggioranza di extracomunitari marocchini o rumeni, se in futuro limiteremo la loro libertà sessuale come condizione del tempo di libertà che le regole detentive gli permettono, senza fare nulla per tutta la criminalità e pedofilia che giace intorno a noi, non ci lamentiamo di quello che potrà poi succedere se qualche indultino e qualche sentenza, li rimetterà tutti in libertà, tra le fresche frasche e la storica bellezza e voluttà delle nostre ragazze napoletane.


Ing. Bruno Russo

Fonte: Bruno Russo
 

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