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10/11/2007 ARTICOLI  
Bruno Russo- LE ROCCE DELLA PROVINCIA
La donna, illustre sconosciuta che si ribalta nella passerella Dantesca delle occasioni perdute, la Beatrice che albera il sogno del poeta o accompagna le vergini delle rocce del sommo vate, D’Annunzio, impartisce ancor oggi lezione di carattere all’uomo, impantanato nelle proprie scarpe rivestite di similpelle e scarse opinioni, lasciando entrambi alle spalle un femminismo ipocrita e una demagogia maschilista. La donna ha scoperto l’iniquità del processo libertario di sinistra, che si amplifica nelle beghe della provincia, ove ella è ancor più relegata ad un posto che giustamente le va stretto, perché il talento ‘rosa’, nei luoghi del lavoro, non è mai ben ripagato.
Oggi le cose possono cambiare, volendo essere, molte donne, protagoniste nel mutamento: la rivincita viene proprio dalla spinta che i Circoli della Libertà danno attraverso il dibattito sociale, atto a stravolgere le molteplici sottomissioni alle regole dell’interesse consociativista. Non sono circoli elitari, chiusi ad altre opinioni o area politica, al contrario, essi hanno trainato, soprattutto in provincia, lo sviluppo di altri circoli che lottano per il ritorno alla politica effettiva, accanto alla gente, presente nei luoghi del dissesto ma lontana dal gioco, che deve piazzare le pedine giuste ai posti giusti. Ne leggo tanti di esempi, uno l’ho conosciuto e si chiama Felicia Iasevoli, del gruppo direttivo dell’Associazione Sociale Culturale e Politica 1799 di Pomigliano d’Arco. Ivi o anche a Brusciano, Acerra o Melito, essere in prima linea in tale tipo di attività, per una donna, significa fare una cosa in più, coraggiosa senza dubbio, dimostrando che lontano dalla città, dalle beghe di palazzo, la donna può utilizzare la sua vincente
femminilità, per metterla a disposizione del dibattito locale. Un esempio
invece a livello nazionale? È quello della deputata Daniela Santache, la
quale, per aver scritto un libro sulla donna nel fondamentalismo islamico,
si deve muovere con la scorta. La libertà, può venire quindi dalla denuncia
fatta da un circolo moderato, che non accetta più la fatiscenza di zone
come il Rione Spinelli o la vecchia stazione di Pomigliano, dove la sera si
effettua uno slalom gigante senza sci, per fuggire agli spacci e alla
delinquenza e far ritorno a casa. Sono zone che dovevano essere monitorate
con telecamere, che dovevano costituire nella loro riedificazione, il fiore
all’occhiello degli interventi delle amministrazioni al sud e invece, fanno
compagnia ai totem rappresentativi del lassismo, ben impiantati
nell’entroterra partenopeo; un pantano dove la mentalità retrograda fa
compagnia all’immobilità politica. E’ un vero peccato, essendo zone che
potrebbero godere di elevata qualità ambientale e industriale, che fornisce
tanto lustro ma poca paranza. Sono zone dove la gente usa ancora il termine
‘compri’ per indicare una donna che aspetta un bimbo, zone che si muovono
nel dominio di un tempo antico che non accetta la modernità, perché la vede
un braccio del sistema che usa la democrazia per imporre balzelli ( e non
ha tutti i torti ), gestisce il potere come la disposizione degli arredi
in una nuova dimora. La donna della provincia , vanta una nuova
femminilità; oggi più che mai critica verso un mondo politico che ha
staccato bugie come assegni a vuoto: nessun volto nuovo come ritorno,
riforme concrete e giustizia sociale assente sul saldo del conto corrente
finale della politica che conta.


Fonte: Bruno Russo
 

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