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15/05/2007 ARTICOLI  
Bruno Russo- LA PIRAMIDE DELLA PAURA ( da 'Il ROMA' del 12/05/07 PAG. 32 )
In Egitto il fondamentalismo è relegato nei vicoli bui dell’oscurantismo fanatico che oggi muove molte reazioni umane. La gente sembra appartenere ad un altro mondo, dove regna la cortesia e l’innocenza, come l’aurora di un’inusitata verginità. Non è la divisione dall’occidente che la onferisce, peraltro annullata dalla politica di Mubarak filoamericana; non è il fascino dell’Africa dove povertà e bellezza si uniscono sotto un cielo di sole e sabbia che abbaglia: è la capacità di perpetrare nel tempo un attaccamento alla vita e alla sua eternità che non ha nulla di materiale, visto che la società viaggia sempre di più verso realtà slegate e precarie. La prova tra le tante, è la famosa ‘città dei morti’ che se uno riflette sembra la trasposizione delle piramidi ai giorni nostri: solo in questa terra infatti, poteva esistere una città formata da case edificate sopra al cimitero, dove ciascun abitante ha la possibilità di vivere attaccato al caro estinto in una sorta di simbiosi dove vita e morte si scambiano il ruolo, proprio come nelle famose costruzioni della civiltà dei faraoni, che alcuni studiosi ritengono risalente addirittura a ventimila anni fa. La religione copta, le moschee islamiche e le chiese ebree, lasciano il posto alle emozioni che non permettono di accettare che un caro se ne vada per sempre, anzi si è convinti che prima o poi avverrà il risveglio con forza ritrovata. Mi sono reso conto che l’amore, la passione, la fedeltà,
appartengono ad una scala gerarchica che sembra una piramide, ma se si
proietta oltre la logica e la razionalità, essa diventa la figura geometrica del cristallo, la limpidezza, la semplicità, che diretta verso il cielo, proietta la nostra anima nel viaggio che ci aspetta dopo la vita. Una struttura gerarchica che ferma da migliaia di secoli, attira la gente e contemporaneamente la respinge: la paura di amare, di darsi, di entrare in un cunicolo dove lo spazio e il tempo si perde, nel viaggio infinito delle emozioni. Giza, Kefren e Mocerino, le tre piramidi principali accanto alla famosa sfinge, rappresentano dei riferimenti immutabili, che solo l’uomo può ignorare con le sue riserve e timori. Accanto ad esse un ragazzino egiziano ti tira per la giacca e dice, guardando la mia testa pelata, ‘ Ronaldo, hai soldini per me? ‘, io rispondo dolcemente e sgancio qualche euro in moneta; ma il piccolo me li respinge dicendo ‘non buoni, volere carta’. L’economia esasperata della globalizzazione è giunta fin qui e il problema dell’acqua sporca è stata risolta dalla Nestlè che sta monopolizzando con ogni sorta di prodotto tutta l’area fino al Sinai. Consoliamoci allora noi napoletani che in città c’è almeno più
competitività di mercato, dalla Lete all’acqua Vera: ma accanto alle
Piramidi scorre il Nilo che ha dato la vita per secoli come da noi le acque
del Serino. Molti bevono l’acqua del fiume che portò il Messia al riparo,
come tanti napoletani devono l’acqua della fontana, in barba alle
inefficienze amministrative. La piramide della paura è la verità che noi
rifiutiamo, non sentendoci forse all’altezza dei grandi uomini di un tempo,
che non avevano bisogno di dissetarsi da un contenitore dubbio.

Foto Louvre
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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