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27/03/2007 ARTICOLI  
Bruno Russo- IL PRINCIPE MODERNO: LA TRAPPOLA DELLA POLITICA INTERNAZIONALE ( da 'Il ROMA' del 17/02/07 pag. 34 )
Ci sono tre argomenti attuali che condividono l’esigenza di rieditare il
ruolo e la figura di colui che regge la sorte di una nazione. I tre
argomenti sono le tasse, la condanna dei razzismi e la gestione della ‘ res
pubblica ’. La seconda, sembrerebbe l’intrusa e invece è la più politica,
perché statisticamente rappresenta quel muro del suono lungo il quale si
sono andati a sfracellare molti leader che credevano di volare alto.
L’esempio ci viene dalla storia, da quella vera. Una dovuta rivisitazione
del novecento, ha registrato con interesse che da più parti si nega che
Mussolini credeva nell'approvazione delle leggi razziali,
caratteristiche dell’asintoto dal quale si è dipanata la discesa del
personaggio stesso. Sembra che il duce aveva addirittura collaborato
con riviste dirette da ebrei, che aveva in Sorel un maestro ideale, che si
era anche innamorato di una ebrea, Margherita Sarfatti; il che dovrebbe
sigillare e chiudere un capitolo. Anche negli anni del potere egli tenne a
bada gli antisemiti e cercò di avere dei buoni rapporti con la
comunità ebraica italiana, cosa non facile ma che ha partorito ottimi
risultati visto che tra gli anni 32-35 molti ebrei sono partiti
volontari per la campagna di Etiopia; per non parlare di quei gerarchi che
non si sono mai schierati con gli antisemiti, come Balbo ed altri. Resta
evidente allora, che appoggiare Hitler, nei provvedimenti razziali, fu la
conseguenza di una politica decadente che agli italiani piaceva sempre di
meno ma che il capo della nazione doveva solo sopportare: la politica
internazionale impone scelte spesso non sentite, ma soprattutto che non
possono palesare in anticipo le tristi conseguenze che noi tutti
conosciamo, perché i razzismi sono anche facili strumenti con i quali si
distruggono le figure umane. Ma esistendo all'interno della comunità
ebraica, componenti che erano in antitesi tra loro, proprio la parte che
reputava di essere una razza eletta, dato lo strapotere economico che
godeva, ingannò l'osservatore Benito, influenzato da Hitler che professava
una visione pericolosa ed intollerante delle cose. Mussolini ha commesso
un errore che ha pagato pesantemente: seguire il fiume guardandolo solo da
un lato. L’esempio non vuole tanto citare l'oggettivazione delle concause
che dovrebbero scagionare Mussolini, dalla intenzionalità di perseguire
un popolo intero che era innocente; ma sottolineare che un leader acclamato
da un popolo intero proprio per le sue scelte coraggiose e convinte, si
trovava tradito dai suoi stessi ideali per non ascoltare l’istinto. L’uomo,
fallisce proprio quando raggiunge livelli di apparente onnipotenza e
scorda che il suo migliore talento è la spregiudicatezza dei propri
convincimenti, vincenti se in antitesi con tutti gli altri. Se si pensa
poi che ciò era contenuto in una sua frase ‘ tanti nemici tanto onore ‘ si
capisce bene, che l’unico tradimento l’ha fatto a se stesso. Il morale
della favola lo si può trarre rileggendo il ‘ Principe ‘ di
Macchiavelli:per vincere in politica e gestire uno Stato, bisogna farsi
comandare non dalla paura diffusa che costruisce muri di persone dal quale
escono solo intolleranze, ma dal convincimento che l’unione di umanità e
forza di carattere è un modulo vincente se si è disposti a rischiare e
credere nei propri valori. Il nostro governo, rischia di cadere proprio
sulla politica internazionale, perché senza accorgersene ha commesso un
errore molto simile a quello di Mussolini nel seguire il peggior modulo
europeo, cosa che Berlusconi si era ben guardato di fare.

Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo
 

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