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19/07/2006 ARTICOLI  
Bruno Russo- L'OCCHIO DI DIO
Ti sto guardando. Hai tolto ogni centesimo che ti avevo dato dal paniere delle speranze e lo hai trasformato in piacere, invece di darti alla sofferenza più profonde per costruire la tua nuova dimora. Non vuoi risorgere, vuoi morire col tuo mondo, mentre fissi come un gattino, immobile, una scodella vuota. Io ti vedo, da sempre; ho seguito le tue mosse senza muovere un dito, per farti capire cos'è la libertà. Eppure, continui a fissare per terra senza alzare il tuo sguardo neanche di un millimetro, come se mi temessi e non ti andasse più bene questo gioco, hai voluto solo fare di testa tua. Sono solo piccole goccie di rugiada, sparse nel vento, le tue stupide e controverse voluttà. Sono menzogne date alla vita per dilatarla nei suoi spazi più ristretti, per poi mettersi sempre dall'altra parte, dove non c'è luce, dove non splende il sole, per paura di scottarsi. La coerenza che hai cercato viene ripagata dalle tue paure, dal timore di perdere i riferimenti e restare
completamente nudo, per poi implorarmi, allo scattare della prima lagrima,
prima che possa iniziare a riempire quel piccolo vaso, nascosto dalle tue ginocchia. Mentre parlo, continui a fissare la tua piccola scodella senza minimamente assaggiare niente, come se il tuo sguardo, perso nel vuoto di una circonferenza piatta, dovesse durare all'infinito. Ma il tempo che ti ho dato non sarà mai eterno, esso è una delle invenzioni della tua fantasia, messa a disposizione da una legge fisica che hai scelto arbitrariamente, guidato dall'istinto. Continui a fissare le tue debolezze, senza alzare lo sguardo per far vedere come ne sei imbevuto. Io sono quello che vuoi vedere da un'immagine. Posso essere differente proprio per questo. Mi puoi immaginare in tutte le sembianze che il tuo essere riesce a costruire nella sua fervida immaginazione, cesellata sia dalle prudenze che dalle sue
imprudenze che il sale dell'esistenza riesce a condire, ma che la notte non
riesce, nonostante il suo colore, a nascondere. Ti continuo a guardare.
Continui a sprecare le tue ricchezze fino a farle diventare povertà, anche quando è la povertà stessa ad essere il tuo tesoro, abbarbicato all'albero dei sogni, invece di accettare un destino che non hai mai voluto riconoscere. Non vuoi convertirti a questo mondo, vuoi morire col tuo mondo, continuando a fissare il tuo cibo che non vuoi assaggiare, immobile, come se stessi aspettando. Io ti osservo da sempre: ho seguito le tue avventure senza intervenire nei tuoi disastri, a meno che non aprivi quella porta, che solitamente tieni chiusa. Hai voluto fare sempre fare di testa tua ed io te l'ho concesso, come un tuffo nella terra dura...

Padre, non so che dire, so solamente, che non ho voglia di mangiare. Mi sto
accorgendo che il mondo è come se fosse un corpo unico dove se anche
un solo elemento non è felice, si può causare l'infelicità di tutto l'universo. Per quanto mi riguarda credo che le parole non servano a nulla. Io starò ad guardare all'infinito il mio cibo, fino a quando non rivedrò chi mi manca e lo potrò avere finalmente accanto...

Questa foto gira su Internet e qualcuno che non oso definire, l'ha chiamata
l'occhio di Dio. Poi ha invitato il lettore, già violentato da una immagine che non ha nulla di dolce, a farne le solite copie ed a inviarle ad altri amici tramite il web. La solita catena di Sant' Antonio per intenderci. L'immagine, a dire molto rara, dovrebbe essere stata scattata dalla NASA, in conseguenza di un evento che accade ogni 3000 anni e dovrebbe anche avere la miracolosa proprietà di fare miracoli in molte vite, in conseguenza di un desiderio espresso semplicemente guardandola, intensamente. Io mi sono limitato ad osservarla e ne ho tratto un messaggio. Non si trova nelle parole ma in quello che ciascuno di noi prova guardando e poi chiudendo gli occhi, come abbandonandosi a qualcosa. Poi sono uscito dal mio ufficio e scendendo le scale ho rivisto una mia vecchia conoscenza, il gattino bianco e sciupato che, nonostante il cibo che gli abbiamo messo accanto, se lo guarda, immobile, da giorni, con la testina abbassata ed i baffetti spunti. Non so spiegare e forse non serve, perchè in quel momento mi è venuta una lagrima. So solamente che c'è qualcosa di molto profondo che non va in questo mondo, da tantissimo tempo. Da tanto di quel tempo che se io fossi quel micino, osserverei quel cibo, quel piccolo gesto d'affetto, per l'eternità.

Bruno Russo

Fonte: Bruno Russo
 

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