Non sarei d’accordo con il progetto unitario della Casa delle Libertà e non
credo neanche che molta gente a destra lo voglia. I motivi sono molteplici,
del resto era una prospettiva futura ad ampio raggio che oltre a tenere
conto di una consolidata unità del paese contro questa sinistra, voleva
rendere più fluido il processo delle riforme, una volta consolidate. Ma una
tale prospettiva risente ancora di un certo modo di fare politica del
Cavaliere, che proviene dalla sua preparazione nello spettacolo, che se
pur vincente e condiviso dal sottoscritto, è quanto meno opportuna in un
momento come questo, che giudicherei triste per la reale unità del paese
sotto un concreto dialogo che ne dovrebbe discendere.
Infatti, pur
approvando l’operato di Berlusconi, affermare che serve un’idea forte che
faccia effetto non va bene in questi tempi, nei quali di effetti
fosforescenti ne vediamo troppi ma di fatti concreti un po’ di meno.
Condivido maggiormente quanto affermato dall’Onorevole Gianfranco Fini, che
preferirebbe giustamente il rafforzamento interno alla Casa delle Libertà
di quelle forme di coordinamento che permettono realmente di mostrare nella
loro attuazione il soggetto unico politico, che altrimenti potrebbe essere
solo un totem sacro, ma imballato dalle regole e dalle caratteristiche che
un nuovo partito come quello voluto dal Cavaliere, si dovrebbe
necessariamente dare. Il modo di procedere della destra classica è onesto e
incisivo e andrebbe più foraggiato dai suoi stessi alleati: si basa sulla
concertazione, sul dialogo e sul coordinamento che, rispetto alla
formazione di partiti nuovi, significa andare molto, ma molto più avanti.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo