La coccarda comparsa sul quotidiano Roma mi ha commosso all’impronta, riportandomi non tanto alle celebrazioni dell’Unità d’Italia o ad altre onorificenze, quanto a quelle composizioni di raso a colori che venivano poste sui grembiulini che si portavano alle scuole elementari più di 40 anni fa; esprimenti il merito di aver fatto qualcosa di positivo, non un’azione isolata ma il monito che nel tempo rappresenta l’importanza.
La storia del Roma, nella memoria di chi non l’ha vissuta dall’anno della sua fondazione, 1862 per l’appunto, si riverbera nel ricordo di mio padre che lo leggeva tanto, in una versione che mi impressionava per l’eleganza e la mole di notizie che recava, ove l’immagine non era la regola ma l’innegabile sorpresa positiva dell’eccezione, che bene si fonde all’obiettività di una continuità.
Non è facile infatti mantenere nel tempo intatto un valore positivo, ma la doverosità di farlo rappresenta di per sé il monito a chi vuole realizzare l’originalità senza cadere nella volgarità, e l’essenza di un giornale come il ROMA è l’aver coniugato tre aspetti difficili da mettere assieme: l’esistenza di un giornale realmente e storicamente napoletano; l’accortenza di non relegare tutto ciò che non è di Napoli, ma gli appartiene, ad un ruolo minore; il merito di coniugare libertà e tradizione senza cadere nel qualunquismo.
Non è una sviolinata pretenziosa perché il quotidiano di 45 anni fa mi piaceva di più, ma solo perché aveva la cultura ed il carattere lezioso al posto della modernità e della riduzione dei costi, che poi ha attanagliato tutta l’editoria portandola al confine del dominio, ove si affronteranno in futuro i giornali tradizionali e quelli on line. Ecco perché le parole del Direttore sono quanto mai opportune a mio avviso, perché portare avanti un tale valore è una questione di coraggio e responsabilità perché non tutti sono capaci di portare avanti una battaglia di diritti per l’informazione senza cadere nel banale.
Un esempio viene dato proprio nella mia esperienza legata ad un quotidiano on line, che mi ha permesso attraverso una analisi statistica degli accessi, di notare la percentuale di gran lunga maggiore provenire da Paesi ove la libertà di informazione è un fatto relativo: Russia, America Latina e molte nazioni Arabe. Ho pensato che in 150 anni si possono cambiare molte cose, ma se resta lo spirito di asservimento alla libertà di informazione e riproduzione della realtà prima che di giudizio e difesa delle maggioranze, si attua un vero monito per la cultura del futuro che appartiene come la storia può testimoniare, all’onestà di chi ha inseguito i valori reali e il tempo fuggente ritenendoli due cose conciliabili con eleganza e dignità, come l’odore della carta stampa di buon mattino, e la valenza del suo spessore.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo