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10/01/2012 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ SPETTACOLI ] IL ROSARIO ( da "IL ROMA" del 10/01/2012 pag. 9 )
Federico De Roberto nasce a Napoli nel 1861 e trascorre la maggior parte della sua esistenza a Catania, fino al suo ultimo giorno nel 1927; i lavori più stimati sono il teatrale “ La Casa di Bernarda Alba ”di Federico Garcia Lorca e “ Il Gattopardo “, nota opera letteraria di Tomasi di Lampedusa. Della stessa tematica del primo, l’atto unico “Il Rosario” lo precedette di ben trenta anni ed è rimasto successivamente del tutto sconosciuto, escludendo ovviamente la lettura che probabilmente ne fece proprio Garcia Lorca.
L’opera “Il Rosario” è presentata in questi giorni per “Le Pecore Nere s.r.l” nel suggestivo ventre cittadino del Teatro De Poche, Via Salvatore Tommasi 15, sede che gode della direzione artistica di Peppe Miale, Massimo De Matteo e Sergio di Paola, dal 5 al 8 e dal 12 al 15 Gennaio per la regia di Mario Santella che lo definisce “Un grande affresco su di una società feudale in declino, capolavoro stranamente e incomprensibilmente dimenticato fino ad oggi!”. Oltre ai protagonisti Rita Montes e Lorena Bartoli, il cast si completa con Elisabetta Bevilacqua, Angela Rosa D’Auria, Nunzia Durazzo, Alessia Esposito, Claudia Paglione e Fabiana Sera.
La rappresentazione de “Il Rosario” narra della personalità tirannica e crudele della baronessa siciliana di Sommatino, che nella sua possessività dirompente nei confronti di una delle figlie, suscita la sua ribellione e il conseguente disconoscimento genitoriale, fino ad essere quest’ultima addirittura cacciata. Neanche le suppliche delle altre figlie riescono a commuovere l’arcigna madre, che ignorerà persino il dolore della figlia causato dalla perdita del marito. Una vicenda vera e crudele, scandita da una scenografia toccante e solenne, da tocchi di campana e piccole voci di sottofondo come una vicenda vera e crudele fino alla fine, con particolare riferimento alle note della preghiera del Rosario: “poste” e “giaculatorie” ad un ritmo pungente di un rito quotidiano esplicato dalla baronessa insieme alle figlie zitelle, alle domestiche e ad altre comari.
Un Rosario rigoroso solo in parte, essendo inframmezzato dalla debolezza dei pettegolezzi tra mamma e convenuti, imperniati dalla venialità dei calcoli fruttiferi sul raccolto nel feudo e da altri pettegolezzi sui paesani, a dimostrazione della decadenza delle stesse convinzioni, che si addensano sulle candele del crepuscolo scenico ove troneggia la cocciutaggine patriarcale di una volta.

BRUNO RUSSO


Fonte: Bruno Russo
 

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