Mentre tutti sono al mare ed i giornali sono interessati solo alla crisi
economica, 70.000 detenuti vivono stipati in celle che potrebbero
contenerne meno della metà, nelle quali la temperatura supera costantemente i 40° e senza alcuna possibilità di redimersi, ma unicamente di dannarsi.
Una situazione che senza perifrasi ha un solo nome: tortura e per la quale i tribunali internazionali hanno ripetutamente condannato l’Italia.
Anche il Presidente della Repubblica ha richiamato l’attenzione del
Parlamento sulla tragica condizione di invivibilità dei nostri penitenziari, ma nessuno tra i politici ha il coraggio di proporre l’unica soluzione possibile: un indulto accompagnato, come sempre in passato, da un’amnistia. Attendiamo ora di ascoltare l’autorevole voce del Pontefice sulla vicenda, sperando che, come nel 2006, possa costituire lo stimolo a prendere una decisione impopolare, ma
improcrastinabile, infatti, quando lo Stato non è capace di garantire un
minimo di vivibilità, non ha altra scelta che abdicare.
Nel frattempo questo anno un digiuno propiziatorio accompagnerà il mesto
pellegrinaggio ai luoghi di pena dei pochi parlamentari convocati da
Pannella, i quali, abituati ai pasti prelibati ed a sbafo consumati nel ristorante del Senato, potranno rendersi conto personalmente dello schifo di cibo che viene propinato ai carcerati, costretti a spendere di tasca propria per un vitto decente.
Achille della Ragione
Fonte: Achille della Ragione