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04/07/2011 ARTICOLI  
Pietro di Loreto- [ CULTURA ] FRANCESCO FRACANZANO

Il nuovo libro di Achille della Ragione sulla pittura napoletana seicentesca tratteggia la figura di Francesco Fracanzano, un artista di valore anche se poco noto agli stessi studiosi. Il volume è riccamente corredato da immagini, sia a colori che in bianco e nero per un totale di oltre 150 foto.
Francesco, fratello minore di Cesare, nacque a Monopoli, in terra di Bari, il 9 luglio 1612. Trasferitosi a Napoli con la famiglia nel 1622, si sposò nel 1632 con la sorella di Salvator Rosa, Giovanna. Sempre a Napoli, secondo la testimonianza del De Dominici, si formò con il fratello nella bottega del Ribera, aderendo a quella svolta nella pittura napoletana dell’epoca alla quale partecipano artisti come Guarino ed il Maestro dell’annuncio ai pastori con il quale è stato spesso confuso. Si pensa possa essere scomparso con la peste del 1656, anche se alcuni documenti di pagamento lo mostrano vivo ancora nel mese di maggio.
Le prime notizie sul pittore ce le fornisce il Celano, dal quale ricava gran parte delle informazioni anche il De Dominici, che intreccia in un solo capitolo la vita di Francesco, Cesare e Michelangelo in un racconto pieno di imprecisioni e di invenzioni, che i dati archivistici hanno smentito.
Dopo le pagine che dedica al pittore Ortolani nel catalogo della Mostra sui tre secoli della pittura napoletana tenutasi nel 1938, come sempre appassionate e puntuali, la prima ricostruzione della sua produzione giovanile spetta al Bologna, il quale gli assegna una serie di quadri spiccatamente naturalisti eseguiti intorno al 1630 – 35 che Causa nel 1972 trasferisce in gran parte nel catalogo del Maestro dell’annuncio ai pastori, opinione accettata in seguito da tutta la critica.
Il suo capolavoro è costituito dalle Storie di san Gregorio Armeno ampiamente descritte e commentate dalla critica e citate in quasi tutte le antiche guide. Seguiranno tra gli esiti maggiori la S. Caterina d’Alessandria dell’Inps di Roma ed il Trionfo di Bacco del museo di Capodimonte fino alla Morte di San Giuseppe(fig. 5 – tav. 9) della Trinità dei Pellegrini, eseguita nel 1652, nella quale i gesti ed i panneggi sembrano bloccati e la composizione appare pesante ed accademica.
Una parte cospicua della produzione del Fracanzano è costituita dall’esecuzione di mezze figure di santi e filosofi, alla quale è dedicato un corposo capitolo, mentre la figura dell’Anonimo fracanzaniano viene esaminata con attenzione e per i dipinti a lui attribuiti da illustri studiosi del passato come Bologna e Causa l’autore propone una paternità definitiva, dividendoli equamente tra Nunzio Rossi ed i fratelli Fracanzano.
Il capitolo della grafica è da ritenere in piena evoluzione per le incertezze attributive, ma in ogni caso sono presentati e commentati brevemente i fogli che la critica negli ultimi decenni ha assegnato a Francesco.
Denso e poteva essere più ampio lo spazio riservato alle attribuzioni respinte, alcune clamorose, per l’autorità dei proponenti, ma oggi lentamente stiamo imparando a riconoscere meglio i tratti distintivi dell’artista, con la speranza che la scoperta di qualche documento di pagamento possa collaborare ad illuminare meglio il suo catalogo, in parte ancora sub iudice.
La bibliografia infine comprende 168 riferimenti, dei quali sono segnalati i principali, mentre ancora scarsi sono i documenti

Pietro Di Loreto


Fonte: Pietro Di Loreto
 

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