Vedere alla tv, in un programma su rete nazionale sui 150 anni dell'Unità d'Italia, la polemica spettacolo, tra mugugni e battute di mano, sulla fine di Benito Mussolini e sul comportamento di casa Savoia, prsenti e quasi "imputati" Emanuele Filiberto e Alessandra Mussolini, fa un pò arrabbiare, perchè è assurdo mettere in difficoltà con vecchie storie due persone che le hanno vissute sulle proprie spalle, attraverso le memorie familiari. Per fortuna, oltre a vecchie volpi presentatrici, esistono anche gli storici, che hanno detto le grandi verità che nessuno vuol sentire, e che sanno di consensi paurosi che giustificano gli avvenimenti e di inutili esili mentre ben altri malfattori girano indisturbati per le nostre piazze.
E' chiero che molte domande sono state poste con il sorrisetto sulle labbra e non con una precisa volontà indagatoria, ma è proprio questo che indigna e che verte il corretto comportamento comunicativo dei media: non sempre l'attore diretto o indiretti di vicende discusse, può avere lo sesso sorrisetto perchè la propria coscienza glielo può imporre, e di consegenza può restare mortificato quando il suo tentativo di afre chiarezza è sotteso dalle urla e dagli applausi del pubblico, che sono ovviamente come un anfitetatro diretto verso una regia di chairo stampo polemico.
Lo dimostra la reazione migliore della Mussolini, che evidentemente, oltre alle sue doti caratteriali di grande ironia e presenza, non ha dovuto giustificare le ragioni e i torti di un esilio, che non è una cosa che si può mandare giù facilmente quando si è costretti a stare lontano o dalla persona amata, o dalla terra amata.
In tv certe volte, si rieditano vecchie storie che hanno già affondato le loro lame nei petti di coloro che le hanno subite, sia da una parte che dall'altra. Come se non ce ne fossero già abbastanza, ciò innesca nuovi malumori e bisticci anche pronunciati, che lasciano il tempo che trovano e colgono di sorpresa anche chi è comparso di buona lena, a reggere il tasso mediatico delle proprie esperienze indotte.
Lasciamo alla storia il compito di giudicarle, attraverso la testimonianza documentale che anche con l'ausilio di un canale digitale dedicato, si è potuto raccogliere egregiamente; mentre nel contempo non si può non avere il sospetto che la ricerca dell'ascolto, possa essere il motivo propulsore principale di ogni conduzione televisiva che mentre sembra essere dialogante e pacifica, vira di 180 gradi, e inizia a colpire improvvisamente, tra la compiacenza di quel pubblico annoiato, che non approfondisce la storia ma vuole egualmente giudicare chi è stato tacciato da mezzo secolo di essere responsabile a torto di tutti i mali dell'Italia.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo