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31/03/2011 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ ECONOMIA ]- VECCHI SLOGAN
“Lavorare meno , lavorare tutti” è stato uno slogan della sinistra estrema negli anni 70-80’, divenuto obsoleto insieme alle questioni coeve del lavoro, caratterizzate dalla legge riforma di Marco Biagi, che non trova una adeguata ottimizzazione, con riferimento alle dispute recenti sul welfare: si fa un passo indietro e si ritorna alla questione del monte ore necessario ai lavoratori per far si che la crisi si possa scacciare, come una mosca fastisiosa.
Fu il ministro Sacconi che sull’esempio del modello Merkel, propose la riduzione degli stipendi e dell’orario di lavoro; per creare l’opportuna responsabilità delle parti sociali nella richiesta di innovative diarie orarie, senza penalizzare le casse dello stato costrette ad intervenire nelle prestazioni a sostegno del reddito.
La proposta fu preceduta dalla richiesta fatta a molte aziende, di non fare abuso di ammortizzatori sociali, come negli anni addietro, con non poche inadeguatezze nei lavoratori che si trovavano alla fine del loro percorso.
Nei sindacati però, molti vedono una riduzione dello stipendio non controbilanciata dall’automatica compensazione dello Stato ma da criteri di priorità che non sono chiari, visto che partono da una situazione del reddito non adeguata al costo della vita e ai successi esilaranti della moneta europea. Più confortante fu invece il richiamo fatto dallo stesso ministro alla possibilità di coinvolgere il fondo sociale europeo, per finanziare gli interventi opportuni a sostegno del reddito, anche se ciò richiederebbe l’accettazione incondizionata da parte delle Regioni e dell’Unione Europea, coinvolgendo purtroppo i conflitti di competenza tra sud e nord, vista la paura di trasferire risorse al sud per fatti che ben conosciamo.
In definitiva si ha l’impressione che parlando di lavoro, con molte parole e pochi fatti, si fa un passo troppo più ampio della stessa gamba, senza sciogliere i tanti nodi insiti nel welfare e nella deregulation. La politica del lavoro è ancora lontana dalla gente, anche perchè si parte da una busta paga, che non può essere ridotta e poi compensata in base a leggi da costruire, e che non possono trovare il valido supporto dall’esempio tedesco, dove il lavoratore respira ben altra aria.
Le buone intenzioni ci sono, ma si parte da una disuguaglianza sociale che proprio in base alla crisi si sta allargando e che va frenata con fatti prima che ognuno vada per conto suo: attualmente infatti, in molte categorie, stanno decurtando gli stipendi relativi ad aziende che hanno ceduto il passo ad altre per motivi economici, anche del 20-30%, semplicemente azzerando determinati scatti accumulati nel tempo, e questa è una vergona, perchè ancora una volta i lavoratori pagano la crisi economica.

Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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