WebMail

26 Aprile 2024 - 00:42

home articoli cultura giornali contattaci guestbook links ultimissime
Google
Bruno Russo- [ EVENTI ] VOLA E VA ( da "Il ROMA" del 26/02/2011 pag. 11 )
VOLA E VA’ CON GAETANO CERRITO Gaetano Cerrito è il guidatore di una macchina speciale, che corre sulle strade a percorrenza limitata che conducono a...
[ EVENTI ] QUANDO LA POESIA E’INCONTRO DI CULTURA E SOLIDARIETA’ ( da "Il ROMA" DEL 12/01/2011 pag. 12 ).
Cosa c’entra la poesia e le nuvole, con un condimento particolare come l’aglio? Ce l’ha spiegato il poeta italo-argentino Carlos Sanchez, condividendo...
Bruno Russo- [ EVENTI ] I MIEI PRIMI 40 ANNI ( da "il ROMA" del 12/01/2011 pag. 23 )
Napoli sta cambiando, almeno in questo: sta presentando una cultura del ritrovo giovanile, che considerati i coprifuochi di varie zone della collina ...
29/01/2011 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ OPINIONE ] LA PREDISPOSIZIONE CELESTE
Fa sorridere pensare che i giovani possano interessarsi al messaggio dei Santi? Eppure il primo arco di vita della maggior parte di essi, è stato contraddistinto da esperienze di stampo nettamente uguale a quello di tanti ragazzi, a riprova che la santità è il riconoscimento di una “chiamata” speciale, vera incognita del nostro destino che spetta a noi svelare. Un esempio significativo nella nostra Napoli è Caterina Volpicelli, nata il 21 Gennaio del 1839.
Lei devolse inizialmente l’amor proprio al teatro, alla musica e alle lettere, cosa che può essere importante per chiunque, ma non per colui che nonostante i suoi interessi, cade adolescente in quelle crisi esistenziali che oggi chiamiamo spesso “depressione”. Non tutti riescono, in tale condizione, a prendere coscienza, che il senso di abbandono che la vita ti regala senza pietà, e che noi sentiamo se il peso da sopportare è oltre le nostre aspettative, non sarà mai risolto pensando di essere noi il recipiente da colmare. Caterina Volpicelli infatti, cadde anche lei in una crisi esistenziale, ma ne uscì scegliendo di dedicarsi agli altri, in un modo tra tanti: prima alla diffusione dell’Apostolato della Preghiera, e poi fondando nel 1874 l’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore.
Se ciò può sembrare relegato a pochi, pensiamo che Lei ha creduto semplicemente nella fondamentale diffusione della conoscenza all’interno della società, con opere di Apostolato meglio congruenti a necessità sociali.
Nel 1894 morì e solo 115 anni dopo, nel 2009 è stata canonizzata. Le sue ancelle, guidate dal suo Spirito continuano la sua strada a Napoli, in tutta Italia, in Brasile, a Panama e in Indonesia. A questo punto val bene una riflessione: la santità è fatta di piccole luci accese dalla propria dedizione che diventano dei soli per altri, eppure il riconoscimento a chi dedica la propria vita all’immensamente sommo, corroborandolo da enormi sacrifici, abbisogna di un percorso secolare.
Il Suo esempio serve invece proprio come riferimento verso tanti giovani che nel lavoro, nei rapporti con il prossimo e con i variegati problemi, si sentono delle nullità o perdono il contatto con il futuro: non dobbiamo mai aspettare che la nostra opera debba essere condizionata al ritorno, o al “do ut des” come dicevano i latini, perché cadremo inesorabilmente in una valle sconfinata dove tutti corrono ma nessuno conosce il perché.
Finite le pile molti si guardano allo specchio e non si riconoscono più, anche perché servono molto meno di 100 anni per perdere il piacere di sognare.
Esiste una ricompensa che non esce nello statino paga di fine mese, e forse non serve neanche a sfamare una famiglia, ma permette di guardare il mondo a testa alta e sorridere di fronte agli sforzi inutili di questo pianeta: Caterina Volpicelli ricordava “ama il prossimo tuo come te stesso” e forse, sapeva bene che era un’utopia ma, Lei, ci voleva credere.
Oggi, troppi giovani perdono il lavoro o la speranza di conquistarlo, e con esso la dignità, il vero propellente del comune divenire, ma nessuno potrà mai fare nulla per questo. Però se pensiamo che l’esempio della santità non significa che tutti dovremmo scegliere i voti, ma che indipendentemente dal nostro credo, è proprio il sentirci uno in mezzo a tanti quando proviamo un sentimento, che suscita il coraggio che crea le opportunità, perché troppi giovani oggi non riconoscono più nella società coeva le spinte necessarie per andare avanti, e sono incapaci di vedere nella famiglia l’esempio adatto alle circostanze.
Anzi proprio la famiglai diventa la "trappola", il luogo dove scaricare tutte le tensioni e abituarsi a vedere un genitore o un parente come il potenziale nemico, anche il peggiore. Ne scaturisce un senso di mancanza di libertà che ti opprime e scorre nelle vene come sangue ammuffito, che spela le ultime arance del giardino migliore che uno si possa costruire.
Le cose più difficili sono oggi le porte che, se aperte, portano al coraggio e alla congiunzione eterna o duratura, alla eterea disponibilità verso il prossimo, che non nasce unicamente dalla fede ma da una prova strutturale alla quale abbiamo deciso di mettere il nostro essere.
Caterina Volpicelli, per chi l'ha conosciuta, è stata la radice di una pianta che non muore mai, e senza spettacolari spiegazioni, può germogliare i fiori necessari che i giovani devono cogliere, senza essere rigidi, bigotti o riluttanti verso gli altri aspetti voluttuari che si offrono a loro, ma semplicemente con una disponibilità pura e diversa verso il prossimo.
Un prossimo che, sotto sotto, relegato all'ipocondria della comunicazione errata, aspetta proprio ciò mandando a volta segnali sbagliati nell'aria o anche corretti, ma non interpretati.

Bruno Russo



Fonte: Bruno Russo
 

Torna alle news della categoria "ARTICOLI"
Torna alla pagina delle news

Sito Online di Euweb