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20/01/2011 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ CULTURA ] IL PASSATO E IL FUTURO DI NISIDA ( da "Il ROMA" del 16/12/2010 pag. 23 )
UNO SGUARDO AL CARCERE DI NISIDA
Dalla punta della collina di Posillipo, fino a Coroglio, chi non si è mai affacciato romanticamente affondando i pensieri nell’azzurro mare che lambisce Nisida con i suoi flutti?
Coloro che conoscono in parte la storia del carcere minorile che l’isola ospita, accompagnano sicuramente lo sguardo con una certa tristezza, soprattutto nel periodo natalizio che cerca di presentare l’infanzia e la gioventù, come il luogo dei pensieri buoni, incontaminati, che accompagnano l’Avvento; ma Nisida non è e non deve essere Alcatraz, perché è piena di storia, dal suo periodo d’oro in epoca romana ospitando Lucullo, Bruto, Cassio, Cicerone e altri illustri.
Allora una stradina attraversava lo scoglio del “Chiappino” con una galleria alta 50 metri, di cui ben 33 risultavano sommersi, e con una illuminazione portata da 9 aperture d affascinante utilizzo: 8 guardavano Napoli e una sola Pozzuoli. I piloni del porto attuale sono stati costruiti su resti romani e lo scoglio del Chiappino è scomparso solo perché inglobato nel ponte che collega alla terraferma. E pensare che tale scoglio è stato utilizzato per 5 secoli circa come lazzareto mercantile, dal 1593, quando cioè Napoli ritenne di acquistarla per porvi merce proveniente dai luoghi a rischio peste.
Il destino dell’isola venne così decretato, anche perché il suo territorio funse da ricovero delle navi in quarantena! Addirittura dal 1619 si pensò che tale lazzareto fosse insufficiente per le propagazioni delle epidemie di peste, così dalla metà del 700 si ampliarono gli edifici insieme ad altri cambiamenti voluti da Gioacchino Murat.
Il successivo ritorno dei Borbone non cambiò il destino dell’isola, come le riedificazioni utilizzando tecniche romane da parte dell’ingegnere Giuliano de Fazio, che fece collegare i piloni dei moli con arcate, impedendo l’accumulo di sabbia. Successivamente la saga è continuata con ampliamenti e ammodernamenti di emergenza per il colera nel XIX secolo, fino al 1853 allorchè Antonio Maiuri risistemò lazzareto e porto con il necessario per renderlo luogo vivibile per piccole comunità: alloggi, ospedale, chiesa, dogana e magazzini vari, che si estesero dallo scoglio del Chiappino per tutta l’isola.
Nella seconda metà dell’ottocento però, visti gli avvenimenti coevi e le mutate esigenze, si pensò bene di destinare il castello dei Borboni a carcere. “di mare”, come vuole la triste ma nota canzone, e fregiarlo di “ospiti” illustri come Luigi Settembrini, Carlo Poerio e Luigi Spaventa. Fu solo in seguito che alterne vicende la portarono ad essere sede dell’Accademia Aeronautica, quindi di un deposito di munizioni molto discusso per la Nato, e infine del famoso istituto per minori.
La storia è sempre affascinante, anche perché il suo gusto, ci rende consci che il destino di alcuni territori che lambiscono Napoli è sempre stato segnato dalle sue incresciose necessità contingenti; ma nello stesso tempo ci deve angosciare il fatto che lo sguardo triste di un ragazzo dalle sbarre di una stanza che guarda il mare ma non lo può assaggiare, sia almeno per ciò che attiene ad un certo futuro di immagine, legato alla riconversione dell’area industriale di Bagnoli, essendo il piano di sviluppo turistico che molti hanno fatto, teoricamente legato all’importanza storica del luogo, ma di fatto ancorata alle latitanze delle nostre amministrazioni passate che hanno fatto sicuramente più danno dei minori reclusi.



BRUNO RUSSO.


Fonte: Bruno Russo
 

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