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16/11/2010 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ CRONACA ] POMPEI: LA DUALITA' NELLA CADUTA DI UN MURO ( da "Il ROMA" del 16/11/2010 pag. 16 )
La caduta di un muro può essere cosa positiva a seconda dei casi. In genere un muro è un ostacolo, può essere anche difesa e quindi, un'arma. Un muro però, nel precipitare può far cadere altri muri, con altrettanti risvolti. Quando cade però un muro di una città storica come Pompei, sede dell'archeologia più ricercata dal turismo mondiale, la domanda non si pone perchè è orribile e basta. Un monumento storico è immortale, abile a tramandare la testimonianza di un popolo come solo i suoi figli lo possono fare, diventando vera e propria creatura da amare e da curare, lungi da essere solo quattro sassi. La cultura ambientalista non ha saputo fare più di tanto; si è arrestata di fronte alle mancanze economiche che nel giustificare tutto, denunciano il presagio futuro: vedere crollare la memoria per l’assenza di risorse. In un tempo in cui l’alloro è un ricordo, viene meno l’opulenza anche nel mantenimento storico: la parte sede del crollo si chiamava Via dell’Abbondanza, 12 metri di parete del 79 d.c. ove stazionava la Schola Armatuarum Juventis Pompeiani, meglio nota “Casa del Gladiatore”, già restaurata 50 anni fa con il cemento armato! Come mettere la colla su un ponte del medioevo che sta cedendo. Hanno detto che è inutile cercare un responsabile perché le cause si condensano in un principio di sovrapposizione di effetti: l’abbandono, l’incuria, le costruzioni abusive intorno agli scavi, l’assenteismo della custodia; ma sono solo giustificazioni. Le verifiche strutturali un tempo si facevano in determinati periodi dell’anno quando la differenza termodinamica e idrica provocata dalle piogge richiedeva un maggior controllo: ma la natura è cambiata, e la cura da porre potrebbe eguagliare quella sulle piramidi Maya dello Yucatan, dove la violenza delle piogge tropicali intervallate da un caldo da paura, può far danni equivalenti, e non mettere una pezza a colori sul danno chiamata calcestruzzo. E’ la nostra penisola ad essere tra le aree maggiormente interessate dal cambiamento del microclima, che talvolta risulta essere più dannoso di un terremoto. Intanto la “Casa del gladiatore” non c’è più, e le polemiche si sono dirette verso il Ministro Bondi che sottilmente, ha parlato di mancata gestione delle risorse da parte del personale tecnico della sovrintendenza: ben 530 persone circa a lavorare nel sito archeologico! Alle sue dichiarazioni si oppongono le accuse sui tagli di fondi, sulla mancata assunzione di personale nuovo e qualificato, al commissariamento della zona, ma quanti altre latitanze umane dovevano contrastare la portata distruttiva dei movimenti del sottosuolo? Da un fatto negativo si può altresì arrivare ad un cambiamento responsabile nella gestione degli scavi, partendo dai problemi di staticità indotti dal cambiamento del territorio, e perché no, privatizzando tutto il sito se necessario. Tantissime armature adagiate su scaffali di legno, introdotte da un ingresso ricco di dipinti di grande fattura inerenti a famosi successi bellici ottenuti; di tanta arte restano solo le dichiarazioni di molti turisti che on line affermano: quando ci sono andato questa estate, la quasi totalità del sito archeologico era chiuso perché in ristrutturazione! Allora possiamo almeno dire che la qualità di un lavoro svolto, che ha comportato le solite chiusure di spazi, è stato scadente? Come la qualità dei lavori di ristrutturazione che ci dovrebbero restituire strade ottimali, mentre comportano solo traffico e sperperi? Allora debbo dare ragione ad una mia amica che ha affermato che essendo tante le cose da dire, tante le cose che stanno sotto, è meglio non dire nulla, perché tante sono le cose che dipendono anche da noi, che il silenzio è l’unico strumento di dignità di un potenziale colpevole.




BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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