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27/03/2010 ARTICOLI  
Bruno Russo- LA SAGA DEI PAPA' DIVORZIATI ( da 'Il ROMA' del 15/01/09 PAG. 22 )
Berretto di lana in preda a nippoli , Mercedes vecchio tipo con evidenti segni di trascuratezza e rientranze un po’ ovunque, segno che l’incontro con il carrozziere è già avvenuto, volto sorridente a tratti nascosto sotto una barba incolta. Lo potete trovare con alcuni amici sotto i ritrovi della Napoli bene ove tanti individui sicuramente meno attempati, rivolgono le loro serate leziose tra l’ultimo pezzo di house e la red-bull corretta con la vodka. E’ un piccolo ritratto, ma ce ne sono tanti, diversi ma con la stessa prospettiva, che raffigurano il napoletano tipo, che in una città dove tutto si sconta più volte, deve lottare contro la sua condizione di papà divorziato, che alterna le rare possibilità di sentire l’odore del sudore dei propri figli, con una falsa libertà che lo pone di nuovo nei ranghi della gioventù bruciata di un tempo, corretta con una generazione attuale che già a tredici anni ha segnato il passo delle prime esperienze fondamentali. Il napoletano è maestro nell’arte di arrangiarsi, così anche il nostro personaggio tipo, che in molti casi ha dovuto fare ritorno indietro nel tempo e riaffrontare le oppressività della propria madre, che vedendolo come un pulcino bagnato nonostante tutto, coglierà l’occasione di gestirlo come l’infante ritrovato. A Napoli le possibilità mondane si intersecano con le privazioni economiche, e portano l’arte dell’arrangiamento a delle vere e proprie furbate, che nella loro pochezza rivelano tutta la tristezza di una condizione che è tanto frequente, che non se ne può più. La loro apparente serenità denuncia una verità che spesso non è messa nella luce giusta: molti padri non riescono a vedere i loro figli come si dovrebbe, e risultano il bersaglio di vendette tribali da parte delle loro ex mogli, che preferiscono colpire nel centro di gravità permanente che è il collegamento del cuore con un senso di paternità, più che frustato. Lo dimostra una sentenza che sancisce quanto sia reato penale allontanare i figli dal padre e quanto siano approssimati, i soli contatti telefonici. Rischia infatti il carcere per sottrazione di minore, la mamma affidataria della prole, che la porta lontana dall’ex marito, oppure sguinzaglia le sue mille intelaiature della furbizia, per allontanare la figlia dalla possibilità minima di essere plasmata dalla personalità del padre, o anche dal semplice contatto con lui. Lo ha anche stabilito la Corte di Cassazione con con sentenza 42370, ha recentemente respinto il ricorso di una mamma, affidataria del minore, che lo aveva portato in Sardegna, comunicando all’ex marito la nuova residenza e permettendogli di vedere il figlio non appena possibile, cioè mai, salvo i presunti ma deleteri contatti telefonici. Orbene, la corte di appello di Bologna, ha confermato poi le accuse dell’uomo accertando nel contempo , che la signora aveva sottratto coscientemente per mesi il figlio al padre, senza il consenso di quest’ultimo, e con sotterfugi che dovevano lentamente fare tabula rasa di quel territorio che si stabilisce dopo un divorzio, tra il maschio ed i suoi figli, sicuramente più tortuoso e difficile da ricoprire. La sentenza della cassazione ha precisato che il ruolo di genitore non si può esplicare solo con una conversazione telefonica o con visite saltuarie. Sono sopprusi, che un padre affonda nella propria anima e spesso portano ad una revenge che confluisce anche in un tardivo ruolo di vitellone, per acchiappare al massimo qualche straniera che non aspetta altro che di visitare il suo portafoglio. Quante stirie si dipanano da tali premesse, e quanti figli sono stati portati dalle reciproche madri a percorrere la strada più facile e meno dolorosa: annullare la figura del padre per non soffrire nel ruolo sbagliato di testimone, che come una corsa ad ostacoli viene portato un po’ qua, un po’ la, tra un sogno infranto e un futuro di marmo.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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