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Bruno Russo- [ EVENTI ] I MIEI PRIMI 40 ANNI ( da "il ROMA" del 12/01/2011 pag. 23 )
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28/01/2010 ARTICOLI  
Bruno Russo- CAMPANIA FELIX: UN PARADISO PERDUTO PER SEMPRE ( da 'Il ROMA' del 31/01/10) PAG. 22 )
“Campania Felix”; sembra un acronimo perduto nel tempo, ereditato dalla civiltà classica e adoperato alla noia per definire l’antico stato dei luoghi napoletani, “spazzati” dalla spazzatura invece di assicurare il contrario. La spazzatura non è solo il rifiuto urbano solido o liquido che sia, ma il danno sottile che lo stato fatiscente di molti luoghi della provincia, introduce nell’impatto visivo. E’ il cosiddetto “danno allo sguardo” come definito da molti, che proviene indifferentemente guardando il paesaggio tra Maddaloni e Marcianise, tra Acerra e Casalnuovo, tra Melito e Giugliano: non la laconica segnalazione di un degrado diffuso per una costruttiva lamentela, ma la sensazione che quei cantieri che in città attivano il nostro fastidio di automobilisti, andrebbero meglio esposti in ampi spazi dell’hinterland , per eliminare i mostri dell’architettura fatiscente e ristrutturare il verde. Le campagne vivide della periferia, che un tempo pullulavano di ville, giardini, boschi e coltivazioni, sono disseminate di abbandono e di buste di plastica, immondizia e soprattutto detriti. La Campania Felix era per chi non lo sapesse l’immagine di ingresso all’urbe partenopea, con campi coltivati, filari di pioppi con vitigni a schiera delimitati dai famosi agrumeti tanto decantati nella letteratura di Alexander Dumas o di Charles Dickens, ancor presenti seppur contaminati da una delle maggiori malattie delle piante, che si presenta con macchie biancastre che in breve tempo invaderanno l’intero arbusto senza possibilità di resa alcuna. E’ un’ascia che si pone sul bulbo oculare, che relativamente dipende dall’emergenza rifiuti, ma da un degrado ambientale che come colpisce l’uomo con virus impersonali, intacca il verde con deviazioni naturali volte al disastro: i funghi e batteri che molti documentari fanno vedere alla tv. Lo sguardo del viandante turista o semplice osservatore in ingresso traspone così la fertilità e il sole che ha sempre curato le nostre terre, in un pericoloso monito ambientale per il futuro, nocivo all’estetica dei luoghi. A tutto ciò aggiungo la non biodegradabilità della plastica abbandonata che la raccolta differenziata non può contenere, rimandando alla lunga la durata della sua degenerazione. Molto è stato fatto dal governo per l’emergenza rifiuti, nonostante le critiche di chi non ha saputo fare altrettanto, ma il danno di cui stiamo parlando oggi viene evocato solo da molti professori di filosofia e addirittura teologia: è la mancanza di una vetrina ambientale che nella sua bellezza possa fornire la medicina più valente, il sorriso, che fa tanto bene alla spiritualità e alla disponibilità verso le cose e il prossimo, e che fu alla base degli sguardi che coniarono la “Campania Felix”. Sorriso vuol dire felicità, la realtà inesistente di cui tutti abbiamo bisogno a meno di non aumentare le depressioni: non siamo un popolo di pazzi, ma di gente che ha perso il primato del sorriso, del sole, della positività, perché senza fare nomi o epitaffi, ci abituano a castigare gli eccessi di sensibilità estetica, in luogo dei problemi più seri del disastro economico. Forse sarà difficile ripristinare le cose come un tempo, ma è il metodo d’approccio che deve cambiare, perché un campo pulito pone in risalto la bellezza del contenuto. Un tempo ad Acerra esisteva un bosco da far invidia a Capodimonte e che dopo cadde sotto la scure della sperequazione edilizia: ripristiniamo la bellezza per sorridere di più e migliorare la predisposizione umana al cambiamento, altrimenti restare così sarà come coccolare le proprie assenze dovute alle responsabilità di chi ci gestisce.



BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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