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04/12/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- [ CULTURA ] LA POETICA MAESTRA
La poesia è la musica dell’anima, che traspone in parole, quell’emozione fuggente che si è cercato di acciuffare prima che potesse svanire. Succede con il sogno, ove il tempo è quasi indifferente e si compongono attimi che poi si distraggono solo al risveglio, seppur lentamente, lasciandoci un po’ di amaro e un pizzico di quella gioia andata, che si chiama nostalgia.
Sono momenti che passano, e ci fanno tutti poeti, certe volte, al punto tale da sentire il bisogno di prendere carta e penna e liberare l’energia per comporre.
Certe volte mi sono chiesto se la cultura è veramente in crisi e da dove si potrebbe partire per ricomporla; la sensazione però è che ad essa non manca un concetto di rifondazione, o un’attenzione diversa di chi impara, quanto piuttosto la convinzione che essa possa servire ancora, possa essere il motore del proprio destino.
E per quanto i pensatori si siano sforzati per vedere la poetica nella tecnica, per adeguare alla modernità una vena rinnovata di tale arte, resta il fatto che è mia opinione che solo il sentire, provoca il verso. E’ mia convinzione che solo in cattività nascono le condizioni per comporre o apprezzare dei versi, come esigenza di trasformare il dolore in libertà, come fece Johnny The Guitar, il cow boy della leggenda cinematografica americana, che musicava i suoi versi a tal punto da commuovere dalla sua cella con la chitarra chiunque, con l’unico particolare che egli era un pistolero spietato del west!
Una tale analogia, all’apparenza un po’ bizzarra, serve per introdurre il concetto che se la poesia è vita, anche il sociale può essere migliorato dalla poesia, riferendomi per esempio all’iniziativa di solidarietà sociale perpetrata dal poeta Vincenzo Russo, che ha voluto dedicare ai giovani il Premio Nazionale di Poesia di San Giorgio a Cremano, perché come appare palese anche a me, non è tanto il giovane, il terreno fertile ove spalmare la sensibilità di un futuro migliore, ma colui che desidera di trovare “ la diritta via smarrita”, la direzione giusta: Vincenzo Russo ha voluto che ogni riconoscimento legato alla Poesia, non fosse una oggettività asettica, ma il riconoscimento di quel terreno fertile ove si può agire per creare un futuro migliore di questo.
Cerchiamo di dare così un po’ di attenzione, per esempio, ai minori detenuti negli Istituti Penitenziari, per i quali un premio di Poesia può rappresentare un interesse per loro, e un ritorno per la società. Cerchiamo di dare credito morale alle ragazze rinchiuse nei carceri giovanili accanto al mare: ragazzi che vivono al margine della società, restando a idolatrare gli eroi apparenti che la scena consente e che spesso non sono ottimi esempi.
Per loro la poesia può essere veicolo di passione e di ristoro dalle attese, una sensazione nuova che vale, e quale maggiore sofferenza di chi ha il rimorso di aver speso male la propria vita o di aver deluso qualcuno?
Sembra strano ma se si può dare valenza a una operazione sociale di far interessare dei giovani definiti “delinquenti” dalla società civile , alla poesia, allora cosa potrebbe accadere a questo mondo violento e crudele, se tutti noi iniziassimo a porre la poetica nella nostra vita, come medicina per l’anima e per le sue spettanze future?
Potrebbe essere il riscatto per una intera città, il volo definitivo di Partenope, o la lotta contro la tristezza più bieca rappresentata dal terreno di solitudine nel quale possiamo ricadere, tra i sogni, le emozioni come colonna sonora della nostra lotta quotidiana, che nel suo rinnovarsi tedioso, può attendere le carezze del verso rinato, come l’alba di un nuovo giorno.

Bruno Russo


Fonte: Bruno Russo
 

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