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28/10/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- [ POLITICA ] L'ENORME SCALA PER LA DISCESA
Giorgio Napolitano ha recentemente affermato, che viviamo una fase politica “più benigna” perché al di là dei problemi esistenti potremmo scorgere all’orizzonte quella ripresa da sostenere, a patto di concentrare gli sforzi del governo sulle misure anticrisi: ovvero se al nostro Paese si sono poste delle sfide a livello mondiale, l’economia e la occupazione devono essere priorità indistinguibili, con riferimento alla mancanza di lavoro al sud, che è il primo motivo dell'insorgere di tumulti. Egli definisce la situazione coeva “in una fase di evoluzione benigna”, nonostante che dai media si scorgano mille dubbi e interrogativi: il nostro Presidente riesce a scorgere con approccio ottimistico, un fascio di luce benevolo come limite superiore della confusione istituzionale, ai suoi massimi livelli provocatori, vista l'indigenza al sud non solo dell'economia ma anche della giustizia. Proprio in questa ultima materia, Napolitano ha inteso così, tra l'altro, ribadire che la discussione sul “processo breve” raggiungerà la sua determinazione solo quando il testo verrà approvato dal Parlamento e arriverà al Quirinale per la firma, e tale periodo lo si dovrebbe "riempire" con i temi primari che il sud richiede, in sintonia con una crisi economica della popolazione che non ha precedenti. Di fronte a una problematica del genere, ben sottolineata da Napolitano, ancora una volta le parole non hanno toccato i cuori della politica in toto, che l'ha trasformata nella ulteriore propaganda vuota, invitando i parlamentari ad occuparsi dei problemi delle famiglie e dei lavoratori, senza accendere l'allarme sul dissesto reale delle famiglie. La realtà è che soprattutto in Campania, mancano alcuni lavori necessari, e non è più difficile "trovare" un lavoro nel senso lato, ma mantenerlo; non è più difficile assumere personale ma metterlo a posto. Ciò significa che non serve più creare occasioni di lavoro e produttività se alla base restiamo un Paese dove un laureato qualificato guadagna un terzo di un perito industriale in Germania, ove peraltro esistono condizioni di iperproduttività che almeno eludono il senso di disagio al quale la nostra economia è abituata da anni. In tal senso, la manovra recentemente approvata atta a tenere i conti pubblici sotto controllo, riuscirà ad aumentare l’affidabilità dellì’Italia in Europa, solo tra tantissimi anni e a patto che il decreto sia mantenuto e rafforzato dagli altri emendamenti. Credo che le parole del Presidente volevano sensibilizzare il governo sul fatto che ormai in Italia e al sud soprattutto, esistono realtà umane che non riescono ad andare al passo neanche con il proprio disavanzo, e ogni giorno vedono diminuire sempre di più le possibilità di avere il companatico e la minestra sul proprio tavolo. Tale categoria che si allarga sempre di più è tartassata da indigenze e tassazioni esagerate, che non dipendono neanche dagli sforzi del governo, ma sono la risultante di un sistema sociale che dura da moltissimi anni e che si potrà, forse, recuperare solo se il lavoro e l’economia, assolutamente legate, riceveranno delle riforme tese “unicamente” a ridare a molti ciò che è stato tolto da tanto. Le priorità sono queste, e Giorgio Napolitano le ha poste con una pacca sulla spalla del nostro governo e con il dito puntato sul lavoro e sull’industria che lo dovrebbe sorreggere. Se confindustria e la politica non raccolgono tali parole con fatti ma le rielaborano con altre parole, come avviene con la questione della possibile discesa in politica di Montezemolo, tra il dire e il fare resterà sempre il mare, la distesa luccicante e fluida di opportunità che la nostra politica si fa sfuggire da mano per non avere il coraggio della Germania, per esempio, tipico dei veri Stati riformatori se concepiscono che l’interesse privato una volta sanato, costituirà il propulsore per la crescita reale della Nazione.

BRUNO RUSSO

Fonte: BRUNO RUSSO
 

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