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15/11/2007 CULTURA  
Marco Scocchera- La riforma del tre più due.
L’ attuazione dei tre più due nasce da una riforma del sistema universitario italiano.
Finalmente l’Italia sta applicando ciò che in America esiste da tempo memore, ovverossia la possibilità del conseguimento di un titolo universitario in tempi accettabili e finalizzato all’inserimento in azienda, questo ovviamente senza voler paragonare l’imparagonabile, ovverossia la differenza nei costi degli studi tra i due paesi citati.
Il primo tentativo avvenne con la laurea breve o anche detto diploma universitario il quale oltre a prevedere programmi degli esami più snelli, aveva l’intento di sfoltire tanta di quella teoria pressocchè inutile per lasciare maggiormente spazio ad aspetti di carattere pratico che invece in passato erano stati trascurati.A questo punto voglio riferirmi agli studi di Ingegneria ed in particolare a quelli dell’Università di Napoli, poiché sono problemi coi quali mi sono imbattuto in prima persona, ma penso che le mie riflessioni si possano estendere tranquillamente anche agli altri corsi di studi nonché alle altre università italiane.Più pratica significa più ore di laboratorio e ciò significa maggiori servizi e maggiori investimenti nelle infrastrutture e negli “attrezzi del mestiere”.Questo, assieme a tanti altri, era sicuramente il motivo valido per continuare a tirare avanti con la teoria…e comunque così si è fatto per decenni.
Il nuovo approccio alla formazione universitaria nasce dall’esigenza di permettere un maggiore incontro fra le università e le industrie, tanto che è anche nata l’abitudine di far svolgere un tirocinio presso un’azienda, necessario al conseguimento del titolo universitario.
Questo incontro è a dir poco fondamentale per tutti quei profili professionali che, entrando nel mondo del lavoro, hanno come prospettiva l’ingresso in un’azienda, privata o non che sia.
La famosa proposta di legge Ruberti, per chi se la ricordasse, puntava proprio in questa direzione, pur presentando tanti aspetti che a giusta ragione, non convincevano per niente gli italiani.
Invece le vecchie lauree erano mirate a tutt’altro… non so bene a cosa, ma senz’altro studiavamo ciò che ci era richiesto e questo essenzialmente al fine del superamento dell’esame.Come se poi il nostro futuro si identificasse necessariamente in quello di un ricercatore, di un professore o di un gran teorico della materia !
Le università italiane hanno avuto in questo una grande responsabilità, a dire che non è senz’altro nata oggi la forte pressione da parte delle aziende per la creazione di figure professionali intermedie, e non è a caso quindi che per tanti anni si sia stati costretti a rivolgersi all’estero, come si è fatto per la richiesta di ingegneri, mentre tanti “futuri ingegneri” invecchiavano nelle università italiane, nella dolce quanto falsa prospettiva di un florido futuro che, nella maggioranza, non hanno mai raggiunto.Per non parlare di chi dopo svariati anni si è sentito costretto a mollare !
Comunque tornando al diploma universitario, esso come ogni cosa al suo nascere, inevitabilmente andò incontro a problemi organizzativi, dovuti anche alla difficoltà nel frenare e nel far sterzare, con spazi di arresto accettabili, quel modo di insegnare, quella vera e propria corrente di pensiero che apparteneva al
vecchio sistema.Si pensi che a Napoli il corso di studi che aveva come proposito il conseguimento del titolo in tre anni, partì con dei programmi d’esame che superavano in mole ed in durata quelli delle altre università italiane del 20%.Come logica conseguenza la media del tempo impiegato si spinse a cinque anni.Dopo alcuni anni dalla nascita, i programmi furono finalmente ridotti !
Ora la riforma prevede i tre più due, però io personalmente, che come tanti, sono stato un po’ una vittima, prima di un corso di laurea “infinito” e poi di un diploma universitario mal organizzato, mi domando perché il diploma universitario che comunque ho conseguito con grandi sacrifici, non debba essere oggi automaticamente equiparato alla nuova laurea di tre anni, ma debba io essere costretto a reiscrivermi, a pagare altre tasse, a sostenere altri due esami nonchè ridiscutere una nuova tesi, cose che ovviamente non ho intenzione di fare !
Comunque mi auguro ed auguro alle nuove generazioni, degli studi più semplici, più lineari, e soprattutto più mirati, e soprattutto auguro loro di non ridursi, come molti della mia generazione, a ritrovarsi ancora studiando ad età avanzata, ormai senza un futuro, o a ritrovarsi dopo tanti sacrifici a lavorare ricoprendo un ruolo di operaio, magari del nuovo millennio, ma pur sempre il ruolo di un operaio, e quindi anche nella situazione di non guadagnare abbastanza per sé stessi, figuriamoci nella prospettiva di una famiglia propria !

Marco Scocchera.
Fonte: Marco Scocchera
 

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